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La Newsletter E.CO – Notizie dal mercato elettrico e gas

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La Newsletter E.CO – Notizie dal mercato elettrico e gas

È stato firmato l’accordo per la cessione a Plenitude del 100% del capitale di PLT energia Srl e SEF Srl (e loro rispettive controllate e partecipate). PLT e SEF rappresentano insieme uno tra i più grandi gruppi italiani attivi nel settore dell’energia, impegnati nello sviluppo, realizzazione e gestione di impianti di produzione di energia da fonte eolica, fotovoltaica e biomasse, nonché nella vendita di energia elettrica e gas a clienti finali. Plenitude è la Società Benefit di Eni che integra la produzione di energia 100% da fonti rinnovabili, la vendita di servizi energetici e un’ampia rete di punti di ricarica per veicoli elettrici. Plenitude, attraverso questa operazione sinergica con il proprio portafoglio di asset rinnovabili e di clientela retail, rafforza la propria presenza in Italia e in Spagna, consolidando nel proprio perimetro una piattaforma verticalmente integrata che include:

  • oltre 400 MW (>80% eolico) di asset in Italia, per l’80% già operativi e per il 20% in costruzione con avvio atteso entro il 2024;
  • 1,2 GW di progetti in fase di sviluppo (>80% eolico), in Italia e Spagna, per il 60% ad un avanzato stadio di maturità, grazie ai quali viene rafforzata il numero di progetti rinnovabili di Plenitude che oggi raggiunge circa 13 GW;
  • 90.000 clienti retail in Italia;
  • un team di 150 persone dall’esperienza pluriennale nei settori eolico e fotovoltaico, con professionalità che vanno dallo sviluppo, costruzione e manutenzione di impianti rinnovabili fino alla gestione della vendita ai clienti retail.

Plenitude fornisce attualmente energia a circa 10 milioni di clienti europei nel mercato retail con l’obiettivo di raggiungere entro il 2025 più di 11 milioni di clienti e di installare oltre 30.000 punti di ricarica per la mobilità elettrica.

Fonti: Gruppo PLT Energia, ENI, Milano Finanza.

I 27 Stati dell’UE hanno raggiunto l’accordo sul Price Cap del petrolio russo a 60 dollari al barile. Il via libera della Polonia ha fatto sbloccare l’impasse delle scorse settimane. La presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen ha dichiarato che l’accordo “taglierà le entrate di Mosca”. Si tratta infatti di un’ulteriore mossa, in accordo con gli alleati del G7, per privare Mosca di una delle principali fonti di finanziamento della guerra contro l’Ucraina. E se la quotazione mondiale del greggio russo, che attualmente oscilla attorno ai 65 dollari, dovesse scendere sotto i 60, il meccanismo approvato dall’Ue prevede comunque un tetto del 5% inferiore al prezzo di mercato. Il meccanismo previsto prevede l’imposizione di un tetto di 60 dollari al barile ai prezzi del petrolio russo venduto in Stati terzi, in aggiunta all’embargo UE (con eccezione del greggio che arriva via oleodotto a favore dell’Ungheria). In particolare, il provvedimento dell’Unione vieterà alle compagnie di fornire servizi che consentano il trasporto e l’assicurazione del petrolio russo oltre il tetto dei 60 dollari, al fine di limitare le entrate che Mosca trae dalle sue forniture a Paesi come la Cina o l’India. Ma si tratta di un meccanismo di difficile realizzazione, in quanto chi noleggia le navi non ha alcun obbligo di chiedere il prezzo di vendita del bene che trasporta.

Fonte: AGI.

Nuova proposta

Ursula Von der Leyen ha dichiarato che grazie all’Italia avremo un Price Cap entro fine anno.

“Stiamo lavorando all’acquisto congiunto di gas, perché se andiamo insieme sui mercati, possiamo ottenere tutti prezzi migliori, abbiamo più potere di contrattazione” ha detto, ringraziando l’Italia di aver chiesto fin dall’inizio un meccanismo di correzione del mercato, il cosiddetto Price Cap. I Paesi UE hanno esaminato l’ultima proposta della Repubblica Ceca, che detiene la presidenza di turno dell’UE, di un tetto più basso sul prezzo del gas pari a 220 euro per 5 giorni invece di 275 euro per 15 giorni, con un differenziale rispetto al Gnl di 35 euro invece dei 58 iniziali. Alcuni Paesi UE, tra cui la Germania, si sono opposti all’idea di un tetto massimo affermando che potrebbe rendere più difficile garantire le forniture, mentre Italia, Belgio e Polonia lo considerano un modo per proteggere i consumatori e le economie dallo shock dei prezzi elevati dell’energia, dopo che Putin ha tagliato dell’80% le sue esportazioni di gas verso l’Europa, nel giro di 8 mesi. “Ma noi siamo riusciti a compensare. E l’Italia ne è un esempio perfetto”, ha continuato Von der Leyen, ricordando che prima l’Italia importava il 40% del gas dalla Russia, ora la quota è scesa a circa il 10% “grazie a un notevole sforzo di diversificazione delle forniture”, ha sottolineato. “Gli stoccaggi europei erano pieni al 96% all’inizio di novembre. Questo significa che siamo al sicuro per questo inverno“.

Fonti: Milano Finanza, AGI.

Vecchia proposta

L’idea di fissare un tetto ai prezzi aveva diviso i Paesi UE per molti mesi. La Commissione europea aveva proposto l’introduzione di un tetto al prezzo del gas a 275 euro al megawattora. Un Price Cap di ultima istanza sul mercato TTF – Dutch Title Transfer Facility – la Borsa di Amsterdam del gas che funge da punto di riferimento per l’Europa – attivabile solo di fronte a prezzi del gas straordinariamente elevati. Il meccanismo sarebbe scattato automaticamente al verificarsi di 2 condizioni: il prezzo di liquidazione del derivato eccede 275 euro per 2 settimane e i prezzi TTF sono di 58 euro più alti rispetto al prezzo di riferimento del Gnl per 10 giorni di negoziazione consecutivi in quelle 2 settimane.

Fonti: Il Sole 24 Ore, Rinnovabili.it.

15 Dicembre 2022 Share